Il recupero degli indici non è uguale per tutti

Alessio Maria Bianzino
Consulente Finanziario a Vicenza
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Il recupero degli indici non è uguale per tutti

Bianzino Consulente Finanziario di Banca Euromobiliare
Pubblicato da Alessio in analisi mercati · Lunedì 20 Apr 2020 ·  2:30
Tags: mesoilusotaskforcecolaofuturesEuropa
Guardando i giornali del week end ho cercato di vedere, senza farmi condizionare dalla continua bagarre fra i politici a che punto siamo dopo 40 giorni di quarantena.
 
Gli indici americani ed europei hanno avuto queste escursioni con questi recuperi:

INDICE           MASSIMO  MINIMO  ATTUALE 18/4     RECUPERO
Nasdaq             9840        6630         8800                  60%
DJ                   29600       18200        24250                55%
S&P 500            3400         2150          2800                50%
Italia MIB40     25500        14300        16850                20%
Dax                13750         8300         10500                40%

I numeri sono oggettivi e implacabili: quello che emerge è una debolezza assoluta dell’Italia in parte causata dalla lentezza nel prendere decisioni a livello governativo europeo (eurobond si, eurobond no, MES sì, MES forse, MES no). Infatti, se gli Usa stanno dando aiuto monetario e fiscale alle loro aziende ferme anche stravolgendo regole base come far svolgere alla FED mansioni operative di politica fiscale qui da noi in Europa, ogni Paese va per conto suo e così emergono tutte le lacune e le difficoltà a governare. Questa è il motivo perché comunque la Germania ha recuperato molto più di noi con delle linee chiare per ripartire.
 
Il titolo di sabato sul Sole 24 Ore spiega tutto.

 
 
Mi chiedo ma tutti i funzionari e dirigenti che abbiamo nei ministeri e che conoscono le problematiche reali e anche gli intoppi della burocrazia perché vengono pagati se dobbiamo ricorre all’ennesima task force di esperti? (Forse ci hanno già commissariato senza dircelo.)
 
 
Situazione Petrolio: cerco di dare una visione diversa per quanto riguarda quello che sta succedendo sul mercato del petrolio che resta in una situazione di abbondante offerta dovuta al crollo momentaneo della domanda. Questa volta l’ennesimo scivolone che ha portato i prezzi, solo del wti (il petrolio usa), sotto i 20$ non è riconducibile ai litigi fra Russia Usa e Arabia ma ad un ETF chiamato USO.
 
Come infatti avevo spiegato nei giorni scorsi in occasione alla discesa del mercato obbligazionario causata non da problemi di tassi ma a causa delle liquidazioni frettolose degli etf, questa volta l’ETF legato al crude oil, che detiene ben ¼ delle posizioni futures, ha subito una ondata di liquidazioni dai piccoli risparmiatori. Questo ha innescato la forte discesa del prezzo con la concomitanza del cambio di scadenza.
 
 

 
Come si può notare dalle scadenze del petrolio per i prossimi mesi il prezzo trattato è quasi il doppio appena dopo l'estate a dimostrazione che le aspettative sono per un rientro della crisi e un ristabilizzarsi dei corsi una volta ripartita la produzione.
 
Infatti, i fondi che investono in società petrolifere che basano la maggior parte del loro fatturato futuro su contratti a medio e lungo termine, hanno perso in misura inferiore risentendo di meno delle oscillazioni di brevissimo.



Alessio Maria Bianzino
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